Texte über Harald Wolff
Michel Mathieu
Peter H. Schiller
Text in Chinese SophieArt

Text in Korean

Galerie Vincke-Liepmann, Heidelberg

Text excerpt, article: Wolfgang Zemter
Translation: Emilia Costa
….Pur con tutte le distorsioni di esperienze visive familiari che potrebbero emergere, sarebbe un errore parlare di caricature, poiché Harald Wolff tipicizza sì sempre fortemente, ma sempre in linea con deformazioni a noi conosciute e naturali, con cui abbiamo costantemente a che fare – ad esempio nel confrontarci con un’istantanea osservata singolarmente a partire da una sequenza di movimenti: l’artista ci rende parte delle successioni di movimento, ci fa percepire il tempo – non senza fissare un arco temporale determinato, ma senza definire un punto tangibile e ben chiaro sulla linea temporale. Sono azioni che sembrano essere controllate dall’esterno – senza permetterci di constatare cosa o addirittura chi sia la motivazione e chi l’iniziatore. L’osservatore viene coinvolto regolarmente in un accadimento la cui fine rimane così aperta – ma anche il punto d’inizio rimane oscuro. Harald Wolff affida a lui, all’osservatore, il compito di completare la storia – in modo consapevole o automatico. Chi allora si addentra a fondo nell’immaginario del nostro artista diviene automaticamente co-autore.
Un qualsiasi fotogramma di un volto (e i corpi sono espressamente non esclusi), paragonabile all’istantanea di una fotosequenza, conduce – isola – automaticamente a un aspetto del grottesco!
Tale assurdità raggiunte nel mondo pittorico di Harald Wolff sono il risultato di sintesi. Sono le conseguenze di processi in cui, a partire da superfici prestabilite e da stesure applicate in modo spontaneo, così come – in contrasto – da contorni (composti da intrecci di linee dense che danno vita a forme figurative e descrivono figure), vengono plasmate intere catene di associazioni….